Ornella Vanoni; inciderà due pezzi inediti che si ascolteranno durante l'esibizione.
La voce si ascolterà sia durante la danza della creatività che durante il passo a due poco prima della danza della vita. La Vanoni ci confida: «Credo che si possa lasciare i peccati alle proprie spalle.
Io ho peccato spesso di gola, di lussuria e come gli invidiosi sono stata un po' malinconica; son stata una romantica anche se con qualche nota di tragicità.
La fede e l'originalità sono le mie virtù, ora».
Grazie alla fantasia e all'organizzazione di Stefano Sanpietro, le musiche si armonizzeranno con facilità all'esibizione: da "El canto del Lama" di Lama Gyourmèe, a musiche di J. S. Bach,

     

durante il momento che vedrà protagonista ira e gola; di Jonny Greenwood che compariranno con la paura, l'accidia, l'invidia, e durante la danza della morte; si ascolteranno composizioni dello stesso Stefano Sanpietro, di John Murfhy, di Ezio Bosso.
Le melodie di uno dei pezzi cantati dalla Vanoni sono state composte da Alberto Soresina. Il compositore si è ispirato, per questo ultimo pezzo, al testo del Carducci "La stagion lieta". Noto per le sue musiche al'avanguardia, oltre che compositore è stato un vero maestro; ha insegnato a quattro generazioni di cantanti, allo stesso Andrea Forte, il quale vorrebbe omaggiarlo in questo spettacolo per la sua professionalità.

     

 
 
 

Gianluca Schiavoni, il coreografo racconta: «I peccati che più di altri hanno dominato la mia vita sono l'ira, l'inganno, la superbia o la lussuria, quest'ultima intesa non solamente come appetito sessuale o erotico ma come mania di esagerare, di cercare sempre l'eccesso a volte anche a mia insaputa. La creatività, riesce a restituire a ciascuno di noi quell'armonia, quell'elasticità, quella libertà che sgretola la nostra, spesso inconsapevole mania a ripetere il medesimo schema; essa, al contrario, riesce a farci percepire che non c'è nessun sistema predefinito, nessun senso unico, che le possibilità sono varie e che molte sono alla nostra portata. La creatività possiede un'energia sottile ma potentissima capace veramente di cambiare la vita di tutti noi». Esposito Azzurra, l'interprete dell'inganno, commenta il lavoro svolto con Gianluca e Andrea: «Il mio personaggio è il prototipo della donna in carriera, sempre impegnata, sicura di se, capace di ostentare, che ha il controllo di tutto; lo stress da prestazione, però, a volte, si manifesta con movimenti nervosi e tic comuni. La coreografia è caratterizzata da movimenti molto veloci e forti, ma allo stesso tempo fluidi».
Durante lo spettacolo la lussuria compare su un trono, come i grandi dittatori; è rappresentata come una bocca che alla fine inghiotte se stessa.
Il goloso compare accanto a un tavolo che ribalta, rigira, disfa. Matteo Gavazzi, l'interprete di questo peccato ci confida: «La gola, dei nove vizi capitali rappresentati, è quello che più mi si addice, nutrendo un buon rapporto con il cibo;  la gola in sé rappresenta anche l'insaziabilità che nel mio caso si traduce nella voglia di fare nuove esperienze, per questo immagino che l'autore abbia visto in me un buon interprete».

     

L'invidia è interpretata da una coppia di danzatori: lui prova invidia per il fatto di non essere donna e lei ha l'invidia del pene; ad un certo punto si troveranno davanti ad una cornice gigante, rappresentante uno specchio, e si rispecchieranno l'un nell'altro."
"Marco Messina, uno dei due interpreti ci confida: «Danzerò in coppia con un mia collega Laura Caccialanza, una solista della Scala, anche se, in questa occasione dimostreremo di essere un unico corpo, interpretando lo stesso vizio; sicuramente ce la faremo e, per fortuna, non siamo invidiosi l'uno dell'altro. L'invidia ha due facce; la prima è l invidia diciamo cattiva.....nel senso che se uno è invidioso di un altro cerca di far di tutto per sminuire o per ostacolare l'altra persona; e poi c'è quella positiva che nasce quando ti capita di incontrare uno più bravo o più colto o più pratico di te e cerchi di far di tutto per arrivare a raggiungere il suo livello»".
L'accidia compare su una poltrona, con alcuni manichini e balla lenta. Chiara Borgia ci confida: «Devo ammettere di essere rimasta un po' sorpresa quando mi hanno assegnato proprio questa parte. Solo dopo essermi documentata su questo peccato, ho capito di esserne anch'io complice, a volte, come tante altre persone. Personificare questo ruolo significa per me, prendere sempre più coscienza di una parte di me che non avevo considerato prima.
Cercherò di lasciarmi trasportare dalla musica; vorrei riuscire a trasmettere la noia, la spossatezza e soprattutto quella pesantezza interiore che rallenta tutti i movimenti».
Licia Ferrigato nei panni della paura racconta: «La danza sarà contemporanea, un esempio di come questo vizio possa avere delle grandi influenze sui movimenti
del corpo, come quando ci si copre il viso o

     

quando si indietreggia o si scappa; la paura a volte diventa terrore e ci travolge».
L'ira, interpretata da Daniele Lucchetti, pensa: «La collera si trasforma da stato d' animo in vizio nel momento in cui si perde totalmente il controllo di se stessi.
La danza del collerico è caratterizzata da movimenti dinamici molto fisici e da una gestualità forte che è un richiamo alle espressioni più attuali della danza contemporanea. Momenti di equilibrio si alternano alla ricerca di azioni al limite del controllo in una lotta continua con se stessi che porta all'esaurimento delle forze».

 
             
           
 
 

Andrea Forte racconta il suo progetto registico: «La finalità della mia vita è quella di migliorare il rapporto tra uomo, società e ambiente, quindi nella mio progetto si parla di uomo, di società e miglioramento. Una caratteristica che accomuna tutte le società, è la presenza dei peccati capitali: ad esempio nell'Islam i peccati sono 8. Il timore è considerato un vizio. Nella cristianità, invece, la paura si presenta sotto forma di accidia e l'inganno è riconducibile alla vanità.
Per quanto concerne il termine migliorare, la frase che mi ripeto più frequentemente è "non pensare al successo, ma ad essere migliori". I peccati capitali hanno profonde radici storiche e sono motivo di ispirazione in tante opere d'arte, dalla pittura al cinema, nella letteratura.

     

Questo perché in ognuno di noi si nasconde un peccato capitale, o meglio una passione dominante, che guida la nostra storia personale.
Secondo me non esiste persona che non abbia uno schema ricorrente di comportamento. Questo continuo modo di agire si chiama vizio. Il motivo che mi spinge a dirigere questo spettacolo è dato dal fatto che, attraverso la rappresentazione dei vizi, posso coinvolgere tutti gli spettatori presenti in platea».

     

 
Comunicato Stampa ed Interviste realizzate dalla giornalista Valentina Cavera
 

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